domenica 9 marzo 2014

Her - Lei



HER - LEI
Regia: Spike Jonze
Interpreti: Joaquin Phoenix (Theodore) Amy Adams (Amy) Scarlett Johansson (Samantha - voce) Rooney Mara (Catherine) Olivia Wilde (appuntamento al buio) Chris Pratt (Paul)
Sceneggiatura: Spike Jonze
Produttori:Megan Ellison, Vincent Landay
Distribuzione (Italia): BiM
Montaggio: Eric Zumbrunnen, Jeff Buchanan
Fotografia: Hoyte Van Hoytema
Scenografia:K.K. Barrett
Costumi: Casey Storm
Musiche: Karen O, Arcade Fire
Drammatico/Fantascienza, USA, 201, 120 min
Valutazione: ***
Punti di forza: uno straordinario Joaquin Phoenix che regge, praticamente da solo, questo film, in maniera mai banale o noiosa.



Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti.
Albert Einstein
Theodore è uno scrittore di lettere altrui. Un matrimonio alle spalle con Catherine (Mara) che ha dovuto fare i conti con i suoi lunghi silenzi mai accettati; una migliore amica, Amy (Adams) incastrata in un matrimonio che non soddisfa e un lavoro che vorrebbe lasciare; un appuntamento al buio (Wilde) che vuole altre cose, non frivolezze ma una vita insieme.
L'incontro con Samantha (voce della Johansson) Sistema Operativo pensante e parlante che vuole scoprire e vivere il mondo, gli restituirà la voglia di sorridere, di sorprendersi e scoprire il mondo.


Alienati. Isolati nelle proprie cuffie. Racchiusi nel proprio mondo virtuale, capo chino sullo schermo del proprio smartphone. Non sono i personaggi del film, non solo, ma le persone che ci capita di incontrare per strada, ogni giorno. Così presi dal loro piccolo mondo privato da non accorgersi del mondo che li circonda.
Ma il film di Spike Jonze non è (solo) questo.
Il film racconta di una alienità in particolare, quella di Theodore, scrittore di lettere per altre persone, altre persone che non riescono più a parlare fra loro. Paradossalmente, quel Theodore che riesce ad esprimere così bene i sentimenti degli altri, non riesce ad usare le parole altrettanto bene per esprimere i propri.
Così il suo matrimonio scivola nell'incomunicabilità tanto che lui e Catherine diventano due solitudini che vivono insieme, separati da un muro di silenzio. Un matrimonio che finisce non perché non si ha più nulla da dire ma perché non si sa come dirselo.
L'unica via per l'apertura di Theodore è proprio attraverso l'estraneità, l'alterità.
Ci si apre più facilmente con chi ci è estraneo, soprattutto se è un estraneo nascosto da uno schermo; soprattutto se è lo schermo stesso, un groviglio di circuiti e impulsi cui spiegare l'umanità.
Quel groviglio di circuiti è Samantha, un Sistema Operativo capace di pensare, ragionare, interagire, parlare. Samantha si rivela spiritosa, intelligente, arguta, divertente; diventa la sua confidente, la compagna nelle notti tristi e solitarie.
Qui bisogna abbandonare ogni insensatezza che può essere provocata dalla relazione amorosa uomo/macchina perché qui Her si rivela per quello che è: un film d'amore; non un film che racconta una storia d'amore ma un film che racconta l'amore vero e proprio.
L'idillio iniziale; l'ebbrezza sentimentale.
Theodore, certo di aver vissuto tutto ciò che la vita gli poteva proporre, si riscopre a ridere; a provare piacere delle cose più belle, semplici e banali; a sorprendersi per un mondo che continua a girare incessantemente.
L'essenza corporea non è un limite per Samantha ma un vantaggio: non ci si deve confrontare con quella quotidianità che può essere cuasa della fine di una storia, l'amore fra Theodore e Samantha è totalmente cerebrale.

Il film è poggiato su un'unica colonna portante: Joaquin Phoenix, contornato da una serie di "camei" eccellenti.
La telecamera è sempre fissa su di lui in un costante primo piano. La storia la vediamo e viviamo attraverso gli occhi di Samantha, quell'O.S. che ha occhi solo per Theodore.
Noia, tristezza, malinconia, dolore, gioia, sorpresa. Appare tutto sul volto di Phoenix/Theodore in maniera così coinvolgente che non ci si annoia mai.
I camei eccellenti sono quelli di Rooney Mara, Olivia Wilde e Amy Adams. Poche scene le sue, ma molto incisive. Abbandonate i lustrini e le paillettes della sofisticata truffatrice Lady Edith, indossa quelli di una sciatta creatrice di videogiochi che attrae e colpisce anche più.
La migliore amica di Theodore si ritrova a vivere la sua stessa vita: incastrata in un matrimonio che non la rende felice e in un lavoro che non le permette di esprimersi come vorrebbe non ha altri confidenti che la sua O.S. 
Anche se non si mostra mai nel film, presenza fondamentale è quella di Scarlett Johansson, voce roca e sensuale dell'O.S. Samantha. Un attore è tale non solo per via delle battute che pronuncia ma anche per le espressioni che le accompagnano. è difficile ottenere un'interpretazione completa solo con l'ausilio della propria voce compito in cui la bellissima Johansson riesce straordinariamente bene.


Ad accompagnare Thedore nella sua storia con Samantha è le dolce e malinconica colonna sonora degli Arcade Fire e di Karen O la cui Moonsong diventa emblema della storia di Theodore e Samantha.

Altro aspetto fondamentale del film è il montaggio: flashback, primissimi piani, il mondo che scorre veloce alle spalle o tutt'intorno i protagonisti.
Bellissima la scena sulla spiaggia in cui la marea di estranei fa da sfondo indistinto e sfocato al protagonista che si muove fra di loro. Figura intera alternata a primissimi piani delle strane parti del corpo su cui si sofferma il dialogo.


Riconoscimenti:

Oscar: Miglior sceneggiatura originale a Spike Jonze; Nomination Miglior film; Nomination Miglior scenografia; Nomination Miglior colonna sonora; Nomination Miglior canzone (The Moon Song)
Golden Globe: Miglior sceneggiatura originale a Spike Jonze
Festival Internazionale del Cinema di Roma: Miglior interpretazione femminile a Scarlett Johansson
Critic's Choice Movie Award: Miglior sceneggiatura originale a Spike Jonze
Los Angeles Film Critics Association: Miglior Film




Il trailer del film:
 
  

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