domenica 9 febbraio 2014

Inside Llewyn Davis - A Proposito di Davis



INSIDE LLEWYN DAVIS
Regia
: Joel e Ethan Coen
Interpreti: Oscar Isaac (Llwyn Davis) Carey Mulligan (Jean Berkey) Justin Timberlake (Jim Berkey) John Goodman (Roland Turner) Garrett Hedlund (Johnny Five) F. Murray Abraham (Bud Grossman)
Sceneggiatura: Joel e Ethan Coen
Fotografia: Bruno Delbonnel
Scenografia: Jess Gonchor
Drammatico, 104 min, USA, 2013
Distribuito da Lucky Red in Italia
Valutazione: ***½
Punti di forza
: la voce struggente e lo sguardo malinconico di Oscar Isaac.



 

È il 1961. Nella penombra del Gaslight Cafè di New York, Llewyn Davis, accompagnato dalla sua chitarra, si sta esibendo nella struggente “Hang Me, Oh Hang Me”.
Aspetto trasandato, voce malinconica, occhi scuri e profondi che rivelano un animo tormentato dai sensi di colpi.
Che Llwyn Davis non sia un vincente lo si capisce fin da subito: costretto ad essere ospitato sui divani dei suoi amici; senza un cappotto a proteggerlo dal rigido e nevoso inverno di New York; con un’ex fidanzata incinta che rifiuta sia lui sia il bambino che porta in grembo.
La sua musica fatica ad emergere. Neanche il suo stesso manager crede davvero in lui.
Unica speranza di Llewyn è un produttore di Chicago (Abraham) che dopo aver ascoltato un unico brano esordisce dicendo “Non vedo tanti soldi qui!”.
Eppure, in un certo qual modo, Llewyn è un vincente.
Al produttore che vorrebbe cambiarlo per renderlo più commerciale e appetibile al pubblico risponde “No”.
Il suo scopo non è arrivare a qualsiasi costo. Il suo scopo è far arrivare la sua musica.
Una musica che non può fare a meno di comporre e suonare. Arrivare al pubblico, sì, ma in un modo puro.
Figlio di un marinaio in pensione, parcheggiato in una casa di riposo; scontrandosi con la sorella Llewyn dice che non può accontentarsi di “esistere” così come ha fatto il padre.
Chi non sa pensare a fare nient’altro che la cosa che lo rende felice, chi ha un talento che non può fare a meno di esplodere non può accontentarsi di esistere, di sopravvivere. Deve aspirare a vivere per quello che ama. O almeno provarci.
E qui Davis risulta vincente una seconda volta: per quanto difficile, lui sceglie la vita, al contrario del suo partner mette fine alla propria.
Ispirata alla vita di Dave Van Ronk, tante sono state e tante sono ancora le storie come quelle di Llewyn. Storie di persone che rifiutandosi di venire a patti con la commercializzazione musicale riescono solo ad ottenere fugaci comparsate sulla ribalta per poi piombare nella penombra fumosa di locali come il Gaslight Cafè, fatta di un pubblico di nicchia.

Magistrale l’interpretazione del protagonista, Oscar Isaac (Agora, Drive)  che riesce nell’intento principale di attribuire al protagonista quell’aria tormentata tipica di molti musicisti. Tipica di tutti coloro di animo profondo, che riescono a comprendere la complessità del mondo e l’irrimediabilità della morte ma non lo danno a vedere. 
Il protagonista del film Oscar Isaac nei panni di Llewyn Davis
Magistrale è anche la fotografia a cura di Bruno Delbonnel, che si è giustamente guadagnato una nomination all’Oscar. Il gioco di luci e ombre, le penombre del Cafè, il gatto che si specchia solo per un attimo nel finestrino della metropolitana contribuiscono a rendere l’aria malinconica che attraversa tutto il film e che non può che sintonizzarsi sulla stessa aria malinconica che non abbandona il nostro protagonista per un attimo: dalle discussioni con l’ex fidanzata, all’avventura in auto per Chicago con due bizzarri personaggi; dal ricordo del suo partner alla privata esibizione per il padre con cui non è mai andato d’accordo.
Uno dei momenti del film, l'esibizione nella penombra del Gaslight Cafè

I fratelli Coen ci regalano, dunque, un altro personaggio di cui innamorarsi (cinematograficamente parlando) fin dalle prime scene del film.
Nessun istrionismo in questo “Inside Llewyn Davis”. Come ci suggerisce il titolo, tutto ciò che ci regala il film è uno sguardo molto privato alla vita di Llewyn Davis. Uno sguardo che abbraccia, presumibilmente, il periodo peggiore della sua vita. Lo vediamo lottare contro la famiglia, gli amici, il suo stesso manager; lo vediamo andarsi a cercare la fortuna in un’altra città; andare alla ricerca di un riparo per la notte; lo vediamo abbattersi per poi ritornare sul palco e andare avanti.
Non è forse quello che facciamo tutti? O perlomeno, proviamo di fare.

Riconoscimenti:
Gran Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes.
Nomination Premio Oscar per la Miglior Fotografia (Bruno Delbonnel)
Nomination Premio Oscar per il Miglior Sonoro (Peter F. Kurland, Skip Lievsay, Greg Orloff)


Oscar Isaac e Carey Mulligan in una scena del film

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